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Comunicati stampa

Olii alimentari usati, raccolti 122 mila chilogrammi nel 2018

Un materiale inquinante ma prezioso, che sta diventando oggetto di furti

 

Sono quasi 122.000 i kilogrammi di olio alimentare esausto raccolti nel 2018 nell’ambito della campagna di Etra “Non siamo solo fritti”. Una campagna avviata da Etra nel 2010 che prevede interventi di sensibilizzazione e informazione e la disponibilità sul territorio di 184 cisterne per il conferimento corretto degli oli derivanti da fritture o dalla conservazione di alimenti, affinché siano avviati al riciclo e alla trasformazione in biodiesel. Attualmente coinvolge 62 Comuni, per un totale di quasi 230 mila utenze e 520 mila abitanti.

Una quantità consistente, ma in netto calo rispetto al 2017, quando ne erano state raccolti circa 150 tonnellate.  “Non si tratta di un calo del senso civico dei cittadini – spiega il presidente di Etra Adrea Levorato – ma del concorso di due fattori. Da una parte la crisi economica, che porta le persone a riutilizzare più e più volte lo stesso olio in cucina. Dall’altra, ed è il fattore dominante, il comportamento di delinquenti, che aspirano l’olio dalle cisterne poste in strada per poi rivenderlo a chi ne sfrutta il potenziale energetico. Dal 2016 si sono susseguite le denunce alle Autorità competenti da parte di Etra, almeno sei gli episodi rilevati negli ultimi tre anni. Ma senza risultato”.

L’olio alimentare è infatti un materiale prezioso. Una volta raccolto da Etra, viene trasformato in biodiesel, un combustibile ecologico alternativo ai carburanti tradizionali. Dall’olio conferito nel 2018 è stato possibile ricavare 145 mila litri di biodiesel, sufficienti a far funzionare una flotta di oltre 250 camion per un anno, con un taglio delle emissioni di CO2 di circa 400 tonnellate! In Italia vengono prodotte dalla ristorazione, dall’industria e dalle famiglie 230 mila tonnellate di olio esausto ogni anno che per la maggior parte finiscono nei corsi d'acqua e nel mare con un danno economico stimato in 16 milioni di euro l’anno, se l'intera produzione fosse raccolta, genererebbe un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro!

Un vantaggio per il pianeta, dunque, che si esplica anche e soprattutto sottraendo questo materiale, fortemente inquinante, all’ambiente. «Produciamo ogni anno circa 2 litri a testa di olio alimentare usato, che viene spesso versato nei lavandini o nel wc – spiega il presidente di Etra Andrea Levorato - Le conseguenze? Nella rete fognaria può creare tappi che impediscono il corretto scorrere delle acque nere e la necessità di interventi per il ripristino su tutta la rete. Quando raggiunge gli impianti di depurazione, causa gravi danni con un elevato costo economico. Se invece finisce in natura, forma un velo sulla superficie degli specchi d’acqua che non permette lo scambio dell'ossigeno tra l'acqua e l'aria con danni all'ecosistema, moria dei pesci e della flora acquatica. E ne basta poco: un litro di olio da cucina può inquinare uno specchio d'acqua grande come un campo da calcio!»  

Per olio alimentare usato si intende l’olio per la conservazione dei cibi in scatola e quello usato per le fritture. Se è solo un fondo di cottura, è bene raccoglierlo con carta assorbente e buttare la carta nell’umido. Ripulito dalle impurità, può essere raccolto in un qualsiasi contenitore e svuotato nella cisterna più vicina. Per sapere dove trovare le cisterne nel proprio Comune di residenza è sufficiente consultare il calendario per la raccolta differenziata o il sito www.etraspa.it. In caso nel Comune non ve ne siano, l’olio va portato al Centro di Raccolta.