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Comunicati stampa

"Non siamo solo fritti"

Raccolti nel 2016 quasi 224 mila kg di olio vegetale usato

Cresce di anno in anno la quantità di olii vegetali usati sottratta ad uno smaltimento errato e quindi pericoloso per l’ambiente. Nel 2016 sono stati conferiti dagli utenti Etra 223.840 kg di questi materiali, 34.580 in più rispetto al 2015, con un aumento del 18,27%.

Materiali trasformati da rifiuto a risorsa grazie alla campagna “Non siamo solo fritti” promossa da Etra e attiva in 62 Comuni. La raccolta differenziata dell’olio alimentare domestico derivante da fritture o dalla conservazione di alimenti avviata nel 2010 nei Comuni dove Etra effettua il servizio rifiuti, mostra dunque di funzionare e l’impegno di Etra e dei cittadini sta dando i suoi frutti.

La campagna ha visto il posizionamento di 187 cisterne per il conferimento in 62 Comuni, poste in luoghi facili da raggiungere e accessibili in qualsiasi giorno e orario. Vi si può conferire l’olio di cucina usato, mentre non bisogna introdurre olio minerale (quello per le auto), che deve invece essere portato al Centro di raccolta. L’olio conferito viene riciclato come biodiesel, un combustibile alternativo ai carburanti tradizionali che contribuisce agli obiettivi di riduzione di anidride carbonica fissati dalla normativa europea. Dall’olio raccolto nel 2016 nel territorio di Etra si sono potuti ricavare circa 168.000 litri di biodiesel. E si stima di aver ottenuto un taglio delle emissioni di CO2 pari a 688.000 kg.

«L’olio vegetale usato viene vissuto come un rifiuto poco inquinante e quindi se ne sottovaluta l'impatto - spiega il Presidente Andrea Levorato – Ogni cittadino ne produce circa 2 chilogrammi a testa all’anno, una quantità importante, che viene spesso versata nei lavandini o nel wc o dispersa nell’ambiente. Le conseguenze? Se viene versato nei lavandini o nel wc entra nella rete fognaria dove può creare tappi che impediscono il corretto scorrere delle acque nere e la necessità di interventi per il ripristino su tutta la rete. Quando raggiunge gli impianti di depurazione, causa gravi danni con un elevato costo economico. Se invece finisce in natura, forma un velo sulla superficie degli specchi d’acqua che non permette lo scambio dell'ossigeno tra l'acqua e l'aria con danni all'ecosistema, moria dei pesci e della flora acquatica. E ne basta poco: un litro di olio da cucina può inquinare uno specchio d'acqua grande come un campo da calcio!».

Il consorzio di riferimento CONOE stima che in Italia vengano prodotte dalla ristorazione, dall’industria e dalle famiglie 230 mila tonnellate di olio esausto ogni anno che per la maggior parte, finiscono nei corsi d'acqua e nel mare con un danno economico stimato in 16 milioni di euro l’anno, escludendo il danno ambientale e il costo degli interventi necessari per risanare i siti inquinati e del ripopolamento ittico. Non solo: siamo di fronte ad un inutile spreco di risorse. Infatti, se l'intera produzione fosse raccolta, genererebbe un valore recuperato stimabile intorno agli 84 milioni di euro!