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Comunicati stampa

IL TRIBUNALE DI VICENZA RESPINGE IL RICORSO DELLA FIADEL

Infondate le accuse di condotta antisindacale, Fiadel condannata a rifondere le spese di lite

Con la sentenza n. 339 del 4.11.2022, la sezione lavoro del Tribunale di Vicenza ha da ultimo respinto il ricorso promosso dalla Fiadel di Padova contro il decreto con cui tale Tribunale aveva già ritenuto infondate le accuse di “condotta antisindacale” mosse sempre dalla Fiadel contro Etra S.p.A., condannando inoltre l’organizzazione sindacale anche alla refusione delle spese di lite in favore della Società.

La notizia viene accolta con soddisfazione dai vertici aziendali, soprattutto in considerazione del fatto che «fin dal proprio insediamento, il Consiglio di Gestione di Etra si è impegnato nella strutturazione di un dialogo franco e corretto con tutte le organizzazioni sindacali presenti in azienda, con approccio pienamente rispettoso dei reciproci ruoli e delle libertà sindacali». Questo il primo commento reso dal Presidente del Consiglio di Gestione, Flavio Frasson, dopo il deposito della citata sentenza, il quale prosegue poi precisando: «Il fatto che la correttezza e lealtà della nostra condotta siano state confermate dal Tribunale di Vicenza, con ben due pronunce, rappresenta sicuramente un solido motivo per continuare nel solco gestionale tracciato. L’attuale governance ha, infatti, ispirato la propria azione alla più ampia attenzione e tutela dei bisogni e dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di Etra e, dunque, ogni provvedimento o iniziativa assunta in questi mesi - lungi dal rappresentare, come erroneamente sostenuto dalla Fiadel, una limitazione al conflitto sociale - ha avuto come unico e primario obiettivo quello di restituire all’azienda un clima di serenità e trasparenza, nonché quello di ripristinare finalmente la meritocrazia e la professionalità. Alla luce di queste due pronunce, ci aspettiamo da Fiadel un cambio di atteggiamento convinti come siamo che i problemi dei lavoratori non si risolvano con gli avvocati nelle aule dei tribunali ma con disponibilità e apertura al dialogo».